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TARTUFO – TREKKING a CERTALDO ( 19 Marzo 2006 )

Abbiamo ricevuto da Delia del gruppo trekking I’ GIGLIO di Castelfiorentino una e-mail con richiesta di fare insieme una escursione nel Mugello ed eventualmente ricambiare nella Valdelsa .Questa la e-mail: sab 18 e domenica 19 marzo feste del tartufo a Certaldo con trek poco faticoso e guidato dai tartufai di Certaldo con dimostrazione di ricerca del tubero. A mezzogiorno c’è poi un pranzo tutti insieme, ne vale assolutamente la pena. Siccome mi pare di aver capito che anche voi non disdegnate la buona tavola …..-  Delia invita “ il tartufo a correre “ : proposta subito accettata con piacere dai nostri soci e messa in pratica con due escursioni , gli amici del I’Giglio saranno a Barberino Domenica 19 Febbraio mentre il GEB ricambierà la visita domenica 19 Marzo. Nel pomeriggio visiteremo Certaldo Alta :

Certaldo si estende tra il fiume Elsa e il torrente Agliena ai piedi del nucleo originario, Certaldo Alta. Feudo dei Conti Alberti e poi Vicariato di Firenze, l'antico centro conserva inalterato il suo aspetto medievale con il rosso del cotto negli edifici e nella pavimentazione. Di interesse sono il Palazzo Pretorio, la Chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, la Casa di Giovanni Boccaccio, celebre autore del "Decamerone".
Nel borgo medievale si svolgono numerose manifestazioni culturali e artistiche, tra cui Mercantia, importante festival internazionale del teatro di strada. Certaldo è anche crocevia di percorsi di interesse ambientale, inseriti nel programma escursionistico "Dolce Campagna, Antiche Mura". Palazzo Pretorio  in posizione emergente rispetto al tessuto urbano dell'antico centro è posto all'incrocio di via Boccaccio con via Del Rivellino, assi portanti della vita cittadina. Il  nucleo più antico del complesso è la parte quadrilatera prospettante su via Boccaccia; essa era l'antica dimora dei Conti Alberti costruita intorno alla fine del XII sec. sulle rovine delle antiche case di questa nobile famiglia. Di tali costruzioni sono state trovate parti interrate.
Esterno . La facciata del palazzo a cortina di mattoni è sormontata da merli, sul lato destro vi è una piccola torre con orologio posto nel 1484.
Tutta la superficie muraria è costellata di stemmi e targhe, ognuno di essi rappresenta l'arme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre. Di notevole fattura e bellezza quelli di terracotta invetriata dei Della Robbia.
I merli e le sei finestre sono frutto  dell'ultimo restauro eseguito nel secolo scorso; infatti la facciata originaria si presentava come una compatta mole interrotta solo da un finestrone centrale. Sottostante il palazzo è la Loggetta del Vicariato formata da un porticato sorretto da pilastri; è ciò che rimane dell'antica loggia trasformata in abitazione nel secolo scorso e successivamente ripristinata.
Fino al 1800 essa era composta da sei arcate, sostenute da pilastri: due arcate vennero distrutte e precisamente quelle davanti al portone d'ingresso. All'interno della loggetta sono affrescati vari stemmi tra cui campeggia quello dei Medici sormontato dalle insegne papali e dalle chiavi del Triregno. Vi è pure dipinta una Vergine con Bambino ed una figura della Giustizia , interessante è il Marzocco sulla parete di destra. La loggia, esistente già nel 1455, serviva per le parate solenni e per i ricevimenti del Vicario. Entrando nel Palazzo dalla grande porta ci troviamo nell' Atrio il cui interno, dalla forma irregolare, è coperto da una volta tutta dipinta con stemmi ed iscrizioni. Vicino alla scala di accesso al piano superiore, si apre una piccola porta, al di sopra di questa c'è un affresco raffigurante S. Tommaso nell'atto di porre il dito nel costato del Salvatore(1490), opera di Benozzo Gozzoli o dell’allievo Andrea di Giusto.
 

CANONICA DEI S.S. JACOPO E FILIPPO   La chiesa nasce all'inizio del XIII secolo come priora della Pieve di S. Lazzaro a Lucardo, passa agli Agostiniani all'inizio del XV secolo ai quali rimane fino alla soppressione dell'Ordine (1783). Nel 1854 diviene Propositura di Certaldo, due anni dopo la chiesa subisce una sensibile trasformazione per la costruzione di una cappella dedicata alla Beata Giulia, la quale rovinosamente divise in due il bellissimo chiostro romanico.Nel 1900 il proposto Pieratti fece "ripulire" l'intonaco originale della chiesa e provvide a decorarlo nuovamente con fregi floreali neogotici. Infine nel 1963 un restauro della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze provvedeva a smantellare la Cappella di Beata Giulia, restituendo la forma originale al portico trapezoidale e demoliva, molto discutibilmente, il coronamento tardo barocco del campanile ripristinando "l'originaria ed esile guglia " (Morozzi). All'interno l'intonaco della chiesa veniva interamente tolto, contemporaneamente si riaprivano le porte originarie sulla via Boccaccio e le monofore sul lato est.. La Chiesa, a navata unica, è costruita completamente a mattoni, tranne la parte basamentale che è a bozze di arenaria. La porta che dà sulla piazzetta non è l'originale, ma fu aperta in epoca posteriore (1633) e serviva di collegamento con l'orto e cimitero del convento, cioè con l'odierna piazzetta. Gli ingressi originari della chiesa sono due, riaperti nel 1963, e danno sulla via Boccaccio, contrariamente alla norma tipologica che vede sulla facciata la porta d'ingresso. L'abside è ancora coperta in parte da costruzioni successive. La decorazione dei mattoni posti a denti di sega, conclude il coronamento dell'abside , mentre le monofore , decorate nell'archetto con motivi romanici tipici della Valdelsa, bucano il compatto tessuto murario della chiesa.
Interno   si presenta come una vasta aula ampia e solenne; il paramento murario, dopo il recente restauro, è caratterizzato da una compatta cortina interrotta qua e là dalle monofore che  immettono all'interno della  chiesa una timida luce . Il bel soffitto è sorretto dall’insieme  di enormi capriate in legno.
Alla parete sinistra, in una nicchia scoperta nel 1861, affresco dì un trecentista di scuola senese raffigurante la Madonna col Bambino in trono e Santi (Salmi) con figura di orante che reca i segni di una ridipintura posteriore. Proseguendo verso l'altare incontriamo il sepolcro (vuoto) di G. Boccaccio con epitaffio di Coluccio Salutati che riporta i quattro versi dettati dal Boccaccio stesso per la sua tomba e, sopra di esso, busto del Boccaccio che stringe a sé il Decameron scolpito da Giovan Francesco Rustici (1503). Sul pavimento lastra tombale di marmo raffigurante G. Boccaccio. L'esatta ubicazione della tomba    è segnata da una mattonella di marmo al di sopra della lastra stessa.

Chiostro e Convento Si sa molto poco sull'origine del complesso; testimonianze confortatate dal giudizio dei critici collocano l'opera nel periodo romanico, in una fase successiva alla realizzazione della chiesa (fine XIV sec.). Il portico è stato ripristinato di recente demolendo una cappella del 1856 che lo tagliava in due tronconi. Esso copre l'area compresa fra la chiesa di S. Jacopo e la Canonica, di straordinario effetto e solennità, sfrutta la sua irregolarità per accrescere l'effetto prospettico che porta al campanile, creando un delizioso esempio di come una architettura spontanea può raggiungere punte di valore artistico. Costruito su due piani è sorretto da colonne in mattoni con eleganti capitelli ; sul lato più stretto del portico c’è la porta di accesso al campanile con base in pietra tufacea (eccezione che sostituisce il mattone) .

Casa del Boccaccio  La struttura originale della casa fu distrutta nell'ultimo conflitto mondiale, quella che oggi vediamo è quindi una ricostruzione fedele all'originale. Tale casa fu acquistata dalla Marchesa Lenzoni, amica del Leopardi, la quale restaurò l'edificio dallo stato di incuria. Controversa e incerta è la questione di quale fosse la casa originale del Boccaccio. L'appassionato Conservatore della casa Giuseppe Fontanelli afferma " se al Machiavelli, ricordato dal Boccaccio nel suo ultimo testamento, si assegna per tradizione quella torre con casa pure romanica che dà sulla piazzetta dei S.S. Jacopo e Filippo, si dovrebbe dire veritiera la tradizione che assegna al Boccaccio un palazzo condegno, quello romanico con torre e loggia, interamente ricostruito o quasi, che dei muri originali conserva qualcosa e anche un brano di facciata. Di fatto in tempi lontani tutte queste case comunicavano".Essa attualmente è sede di una ricca biblioteca di opere Boccacciane. Tutte le traduzioni del Decamerone sono ivi raccolte insieme agli studi filologici e letterari più aggiornati.
La sala d'ingresso raccoglie stampe e riproduzioni iconografiche di epoca medioevale; a destra salendo le scale si arriva alla sala della biblioteca, ricca di pregevoli volumi. Ancora a destra entriamo nella sala dove la tradizione vuole fosse la camera da letto del Poeta. Continuando a salire le scale della torre troviamo la loggetta con piccola colonna a mattoni e capitello romanico e proseguendo arriviamo sulla sommità della torre da dove si gode una bella vista d'insieme della cittadina e dei colli intorno.
 A fianco della casa del Boccaccio c’è l'arco della via di Quercetella cioè la strada che collega via Boccaccio alla campagna costeggiando le mura di cinta del Castello.